Brevi articoli della serie Misteri Svelati
Pubblicati sul mensile di divulgazione scientifica Quark

I testi sono riprodotti dietro cortese autorizzazione della redazione. Il mensile Quark era pubblicato da Hackette Rusconi S.p.a. (ha cessato le pubblicazioni nel dicembre del 2006).




I cerchi nel grano

Pubblicato su Quark n. 17 - Luglio 2002

All'origine di questi curiosi disegni non sembrano esservi né fenomeni naturali ancora sconosciuti né tantomeno l'opera di esseri extraterrestri, come vorrebbero invece i cosiddetti "cereaologi".

L'ipotesi naturale è sostanzialmente esclusa, perché i disegni presentano quasi sempre forme regolari e talvolta artistiche, indicando quindi una origine intelligente. Altre circostanze rendono altrettanto improbabile l'ipotesi aliena: infatti, nei circa vent'anni trascorsi dalle prime apparizioni, i "pittogrammi" sono divenuti sempre più complessi (e più belli) senza tuttavia mai esprimere alcun preciso significato.

I disegni, poi, compaiono in grande maggioranza in un unico luogo, l'Inghilterra meridionale, e solamente nel breve periodo in cui si sviluppano le spighe. Inoltre la loro formazione avviene sempre di notte, al riparo perciò dagli sguardi dei curiosi. Questi ed altri indizi suggeriscono che gli autori dei disegni siano semplicemente persone dotate di pazienza e di grande abilità, come dimostrato ad esempio nel 1991 da David Chorley e Douglas Bower di fronte ai giornalisti. Alcuni eccentrici artisti, i Circlemakers (www.circlemakers.org), oltre ad assumersi la paternità di diversi pittogrammi arrivano a dare consigli a chi voglia imitarli, forniscono un kit con gli attrezzi necessari ed eseguono disegni nel grano per conto di agenzie pubblicitarie e spot.

Nell'agosto del 2001, di fronte al radiotelescopio di Chilbolton, in Inghilterra, è apparsa quella che potrebbe sembrare una "replica" al messaggio inviato nello spazio nel 1974 dall'osservatorio di Areceibo. Anche questo pittogramma appare però il frutto di una burla ben riuscita, come osservano fra l'altro anche gli stessi ideatori del messaggio originale, i radioastronomi del progetto SETI. Per maggiori informazioni: www.cicap.org.





Il Triangolo delle Bermuda

Pubblicato su Quark n. 18 - Agosto 2002

Per quanto possa sembrare strano, il famoso triangolo di mare compreso fra Miami, le isole Bermuda e l'isola di Porto Rico deve la sua fama sinistra all'opera di scrittori come Charles Berlitz, che nei loro best-seller (venduti in milioni di copie in tutto il mondo) hanno romanzato fatti e circostanze, fino a creare intorno a questo tratto di mare una vera e propria leggenda.

Ne è esempio il caso della Squadriglia 19, un gruppo di cinque aeroplani Avenger della Marina degli Stati Uniti scomparsi "misteriosamente" in mare nel dicembre del 1945. Grazie ad una meticolosa ricerca eseguita consultando le fonti ufficiali e la stampa locale, lo scrittore Larry Kusche (autore di The Bermuda Triangle Mystery Solved, Warner Books, 1975) è però giunto a chiarire sia questo sia altri misteri. Non furono forze sconosciute a provocare il disastro, ma piuttosto la scarsa esperienza dei piloti, a cui si unirono un guasto alla bussola del comandante e le cattive condizioni del tempo.

Diversi altri racconti ambientati nel Triangolo si sono rivelati in tutto o in parte inesatti, ad esempio quando gli autori hanno "dimenticato" di riportare che al momento dell'incidente la zona era interessata da un uragano. Ad ulteriore conferma, se si rappresentano su una carta i luoghi in cui sono avvenuti i naufragi, si scopre che la maggior parte di essi si è accaduta addirittura ben al di fuori dell'area delimitata dal famoso triangolo!

Considerando infine che, secondo la Guardia Costiera degli Stati Uniti, nella zona transitano ogni anno circa 150.000 navi, si può concludere che in quanto a tasso di incidenti il Triangolo delle Bermuda non nasconde in realtà nulla di più misterioso di qualsiasi altro tratto di mare.





Cosa accadde a Roswell nel '47?

Pubblicato su Quark n. 19 - Settembre 2002

Mentre perlustrava il ranch Foster, a 120 chilometri dalla cittadina di Roswell nel New Mexico, l'allevatore W.W. Brazel si imbatté in alcuni rottami caduti da cielo e sparsi sul terreno. In quel periodo (luglio del 1947) la stampa concedeva ampio risalto alle segnalazioni di oggetti volanti non identificati, dopo che il pilota Kenneth Arnold aveva avvistato una strana formazione di nove oggetti che si muovevano nel cielo "come piatti che rimbalzano sull'acqua".

Ma i rottami di Brazel vennero riconosciuti come i resti di un pallone sonda meteorologico: nulla a che fare con i misteriosi UFO. Ciò nonostante, nel 1978 alcuni ufologi decisero di riaprire il caso, ipotizzando la volontà del governo americano di occultare le prove circa un presunto schianto di una astronave extraterrestre nella zona di Roswell.

Le nuove indagini non portarono elementi concreti in tal senso, ma permisero di scoprire che gli enti ufficiali avevano realmente nascosto qualcosa. I rottami non appartenevano infatti ad una sonda meteorologica, ma probabilmente ad un pallone che era parte del segretissimo progetto Mogul, con il quale i militari americani tenevano d'occhio a quel tempo gli esperimenti nucleari dell'Unione Sovietica.





Cosa si fotografa con la "camera Kirlian"?

Pubblicato su Quark n. 21 - Novembre 2002

Nelle suggestive immagini prodotte con il metodo Kirlian, gli oggetti fotografati appaiono circondati da un alone colorato di forma irregolare. Le immagini si ottengono ponendo l'oggetto da ritrarre, che può anche essere la mano di un soggetto, a contatto con un "sandwich" che racchiude la pellicola ed un elettrodo ad alta tensione. Il nome dell'effetto deriva dal riparatore di macchine fotografiche russo Semyon Davidovitch Kirlian, che lo scoprì per caso nel 1939 e lo pubblicò poi nel 1961.

Taluni ritengono che l'immagine ottenuta con una camera Kirlian ritragga la cosiddetta aura vitale, una emanazione di natura indefinita che alcune filosofie orientali ritengono circondi ogni essere vivente. Dal punto di vista fisico l'effetto Kirlian non ha misteri: l'alone è dovuto all'intenso campo elettrico, che eccita la luminosità delle sostanze utilizzate e dei gas che circondano l'oggetto da fotografare, come avviene nell' effetto corona, noto anche ai tecnici di televisori. Non è invece dimostrato alcun legame fra l'aspetto dell'alone e i parametri fisiologici relativi allo stato di salute del soggetto fotografato, né risulta finora alcuna evidenza fisica riguardo all'esistenza della presunta aura vitale.





Il filmato dell'autopsia a un alieno

Pubblicato su Quark n. 22 - Dicembre 2002

Nel 1995, il documentarista inglese Ray Santilli dichiarò di possedere un filmato che mostrava una autopsia eseguita su un alieno. Il documento sarebbe stato girato da un cineoperatore militare, noto con lo pseudonimo di Jack Barnett, dopo il discusso incidente di Roswell del luglio 1947. Tuttavia, nonostante il clamore sollevato in tutto il mondo, né il produttore della pellicola (la Kodak) né chiunque altro ha mai potuto analizzare neppure un solo fotogramma originale del filmato. Inoltre, esperti cineoperatori militari hanno decisamente escluso che una ripresa di tale importanza abbia potuto restare nelle mani del cameramen, e tanto meno che il pentagono possa essersi "dimenticato" di un documento così scottante. Anche dal punto di vista medico molti particolari non tornano: sia le procedure che gli strumenti impiegati nell'autopsia non convincono gli esperti. Con tutta probabilità si è quindi trattato solamente di una manovra ben congegnata, come ha peraltro mostrato Andrea Zoboli di Modena che, pur senza mezzi tecnici particolari, ha filmato anch'egli una finta autopsia aliena, aggiudicandosi così l'edizione del 1999 del concorso per falsi paranormali promosso dal Cicap.





Cosa c'è di vero nella psicofonia?

Pubblicato su Quark n. 24 - Gennaio 2003

A dispetto dei nostri più intimi desideri, purtroppo nessuno ha finora realmente dimostrato la possibilità di comunicare con il mondo dei defunti, neppure utilizzando radio e registratori come sostiene la psicofonia (o metafonia). Questa singolare pratica è nata nel 1959, quando il pittore e documentarista Friedrich Jürgenson, registrando il canto degli uccelli in un bosco, trovò inaspettatamente sul nastro una voce che parlava proprio di uccelli. Ma anziché pensare ad una interferenza radio, perfettamente plausibile, Jürgenson preferì attribuire la voce ad una entità ultraterrena. Da allora, molti hanno ascoltato "voci anomale" impiegando registratori e radio per onde corte. Tuttavia, di regola chi si rivolge alla psicofonia è spinto da un forte (e comprensibile) desiderio di ritrovare il contatto con un proprio caro scomparso, e tende ad interpretare come straordinari suoni e voci che invece non lo sono. In più, solitamente gli operatori non sono tecnici esperti, e le apparecchiature impiegate hanno bassa qualità. Quando invece si usano strumenti migliori non compaiono voci anomale, come dimostrato dal fatto che nessun esperto radioamatore o tecnico del suono sente "voci dall'aldilà" operando con i propri apparecchi.





Cosa si nasconde nelle linee di Nazca?

Pubblicato su Quark n. 25 - Febbraio 2003

Come una gigantesca tavolozza, l'altopiano di Nazca nel deserto peruviano è solcato da centinaia di linee geometriche e splendide immagini di animali. Osservate per la prima volta nel 1926 dall'archeologo Julio Tello, i disegni sono opera dagli indios Nazca, presenti in zona fra il 300 A.C. e l'800 D.C. Il significato delle figure non è e alcuni autori, come Erich von Däniken e Peter Kolosimo, li hanno interpretati come segnali di richiamo e "piste di atterraggio" per astronavi aliene. I disegni, essi sostenevano, non sembrano essere prodotti con i mezzi disponibili all'epoca senza ricorrere ad un controllo visivo dall'alto. Ma nel 1982 l'americano Joe Nickell dimostrò il contrario, tracciando figura lunga 150 metri, grazie a un disegno in scala e all'impiego di picchetti e corde annodate. Le foto aeree dell'opera, realizzata da sei persone in soli due giorni, mostrano un disegno uguale al Condor di Nazca.





Che cos'è la radiestesia?

Pubblicato su Quark n. 26 - Marzo 2003

Si dice che alcune persone, che si ritengono dotate di una particolare sensibilità, siano in grado di entrare in contatto con l'ambiente che li circonda tramite una tecnica davvero singolare: osservando il movimento di un semplice pendolino tenuto fra le dita. Questa pratica, detta appunto radiestesia, consentirebbe a chi la esercita di ritrovare oggetti o persone smarrite, individuare sorgenti d'acqua e giacimenti minerari, diagnosticare malattie e molto altro ancora. Tuttavia, com'è accaduto per altre presunte facoltà paranormali, anche i radiestesisti non sono finora stati in grado di fornire una prova certa delle proprie capacità. Per di più, si può facilmente dimostrare come in realtà il pendolo non oscilli a causa ad una forza sconosciuta, ma grazie a piccoli movimenti della mano, che l'operatore si trova ad eseguire in modo del tutto involontario, perciò in buona fede. Per questo motivo, i responsi ottenuti tramite la radiestesia non danno garanzia di successo, ma tutt'al più esprimono ciò che l'operatore ritiene (o spera) che corrisponda al vero. In altre parole, se il radiestesista non conosce la risposta ad una determinata domanda, avrà la stessa probabilità di indovinare di chiunque altro.





Il segreto della spada nella roccia

Pubblicato su Quark n. 30 - Luglio 2003

La leggenda di Artù, divenuto re d'Inghilterra estraendo la spada nella roccia, potrebbe avere un fondo di verità. Secondo una recente ipotesi, mago Merlino potrebbe avere scoperto il fenomeno della dilatazione termica: inserendo la spada in una stretta fenditura durante l'inverno, quando la bassa temperatura l'avrebbe ristretta il più possibile, il mago sapeva che più tardi, con il clima estivo, la lama si sarebbe dilatata a sufficienza per bloccarla, rendendo a chiunque impossibile estrarla. Per realizzare i suoi piani, Merlino invitò Artù a tentare l'impresa durante una cerimonia abilmente organizzata in pieno inverno. Il giovane riuscì dove tutti avevano fallito; ma fu la fisica, e non la magia, a compiere il prodigio.





Cosa c'è di vero nella telecinesi?

Pubblicato su Quark n. 31 - Agosto 2003

Muovere un oggetto con la sola forza del pensiero è forse il più interessante fra i fenomeni paranormali. Se fosse confermato, dimostrerebbe l'esistenza di una forza completamente sconosciuta, non spiegabile in base alle conoscenze attuali: una rivoluzione scientifica. Nonostante i tentativi, nessuno però è stato finora in grado di produrre un simile fenomeno sotto il controllo di ricercatori esperti in trucchi e manipolazioni. In certi casi, poi, le misteriose facoltà telecinetiche hanno trovato una spiegazione grazie a semplici fenomeni naturali già noti. Come nel caso della sensitiva russa Alla Vinogradova, che faceva rotolare piccoli oggetti posti su un piano solo avvicinandovi le proprie mani: vi riusciva grazie all'azione dell'elettricità statica.





Le pile di Baghdad

Pubblicato su Quark n. 34 - Novembre 2003

Nel 1938 al Museo Archeologico di Baghdad l'archeologo Wilhelm Konig notò alcune piccole anfore, classificate come "oggetti di culto", simili a batterie elettriche rudimentali. Ciò fece pensare che i fenomeni elettrici fossero noti già 2000 anni prima di Volta, e che le pile venissero usate per la deposizione elettrolitica dei metalli. Si è però visto che la quantità di energia ricavabile sarebbe stata troppo modesta, e non sono mai stati rinvenuti elementi chiave. Come i fili elettrici.